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3 luglio 2013 3 03 /07 /luglio /2013 17:31

imagesCA4689CUConosciuto per le sue proprietà antiacne, l’acido retinoico potrebbe diventare una cura per sconfiggere il cancro alla prostata e quello al seno. La sostanza è infatti in grado di distruggere le cellule malate.

 

I due tumori tra i più diffusi nella popolazione, quello alla prostata e quello al seno, potrebbero presto essere sconfitti grazie all’azione dell’acido retinoico. La sostanza sarebbe in grado di innescare nelle cellule malate una reazione di autodistruzione.

La scoperta è stata fatta da un team di ricercatori dell’Università La Sapienza (Roma), guidati da Elio Ziparo, in collaborazione con il Comprehensive Cancer Center di Cleveland (Ohio), guidato da Carlo M. Croce. Gli effetti dell’acido retinoico su alcuni tipi di tumore sono noti da tempo – spiega Elio Ziparo - ma non era ancora chiaro il meccanismo per rendere tutte le cellule neoplastiche sensibili alla sostanza. I nostri risultati dimostrano che il trattamento combinato con una prima molecola capace di stimolare il TLR-3, permette alle cellule malate di accendere le “antenne” rendendole così sensibili all’azione killer della seconda molecola, l’acido retinoico.”

In sintesi i ricercatori hanno dimostrato che per rendere sensibili all’acido retinoico le cellule tumorali è necessario stimolare il recettore TLR-3 con una molecola, successivamente il trattamento con acido retinoico porterà le cellule malate all’autodistruzione. La ricerca, pubblicata dalla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) è stata sostenuta finanziariamente dalla Fondazione Roma e dall’Istituto Pasteur-Fondazione Cenci Bolognetti. La scoperta è un importante passo avanti nella lotta contro il cancro, ci si augura sia possibile procedere in questa direzione nonostante le difficoltà economiche in cui si trova la ricerca in Italia.

 

Fonte: Cybermed

 

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22 agosto 2012 3 22 /08 /agosto /2012 17:48

hpv.jpgIl virus HPV (Human Papilloma Virus) oltre a provocare infezioni genitali, nel lungo periodo può essere causa del tumore al collo dell’utero. L’Italia è stato il primo Paese in Europa a pianificare una strategia di vaccinazione pubblica contro questo agente virale. La vaccinazione, proposta come sicura ed efficace, ha però sollevato alcune perplessità da parte della comunità scientifica. Il dottor Gava e Serravalle hanno raccolto dubbi, incognite e reazioni avverse dell’attuale vaccino nel libretto informativo “Vaccinare contro il Papillomavirus? Quello che dobbiamo sapere prima di decidere”. Secondo Gava e Serravalle  I genitori delle ragazzine di 11-12 anni, invitate da parte dei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica a vaccinarsi contro il Papillomavirus (HPV), dovrebbero essere informati di alcuni aspetti sottovalutati.

In primo luogo, spiegano i medici, in base ai principi della Farmacologia l’attuale vaccino anti-HPV non avrebbe mai dovuto essere commercializzato, almeno fino a quando non saranno disponibili dati concreti sul reale rapporto rischi/benefici e quindi non prima di altri 15 anni. Inoltre, non c’è dimostrazione alcuna che questo vaccino sia efficace nelle donne, le supposizioni della sua capacità protettiva verso il tumore del collo dell’utero è solo una estrapolazione di pochi dati, ricavati da pochissimi studi clinici ancora incompiuti. Non solo, la presunta efficacia sulle dodicenni è estrapolata da numeri derivanti da alcune ricerche condotte su donne adulte. L’argomento è ampiamente illustrato nell’art. “SOS ai genitori: riflettete prima di vaccinare contro il Papillomavirus le vostre figlie”, pubblicato il 10 agosto scorso su informasalus.it.

 

fonte informasalus.it

 

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21 dicembre 2011 3 21 /12 /dicembre /2011 14:03

imagesCASZK1LME’ una bella notizia quella riportata il 15 dicembre 2011 dal New York Times. Gli Istituti Nazionali di Sanità (National Institutes of Health - NIH), si legge sul quotidiano, hanno sospeso ogni tipo di sovvenzione a favore della ricerca biomedica e comportamentale sugli scimpanzé. Lagenzia del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti, spiega Francis Collins, direttore dei NIH, ha accettato le linee guida rilasciate da un comitato di esperti dell’Institute of Medicine, secondo le quali la maggior parte della ricerca sugli scimpanzé non è necessaria. Collins ha poi aggiunto che questi animali, come parenti più stretti dell’uomo, meritano “particolare attenzione e rispetto”.

I gruppi animalisti che da anni lottano contro la sperimentazione sui primati hanno considerato una vittoria la decisione dei NIH, anche se non mette la parola fine a questo tipo di sperimentazione è un importante passo avanti in quella direzione. La strada è ancora lunga, ma segnali come questo fanno sperare che in futuro la ricerca possa progredire anche senza l'utilizzo di cavie da laboratorio.

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7 dicembre 2011 3 07 /12 /dicembre /2011 10:57

imagesCA4689CU.jpgIl virus influenzale è uno degli agenti patogeni a più alta diffusione e capacità di contagio. Ogni anno colpisce  un numero di persone che varia dai 3 ai 5 milioni, provocando 500mila morti. I vaccini attualmente disponibili non garantiscono l’immunità da tutti i ceppi influenzali e vanno ripetuti ogni anno. L’influenza, però, potrebbe avere i giorni contati. Una recente scoperta, pubblicato sulla rivista PlosOne, ha reso concreta la speranza di sconfiggere per sempre i virus influenzali con un vaccino da fare una sola volta nella vita. Un team di esperti, guidato da Massimo Clementi e Roberto Burioni, dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha clonato i geni di un anticorpo in grado di sconfiggere i ceppi influenzali apparsi nell’ultimo secolo, dalla “spagnola” del 1918 alla “suina” del 1990 (virus H1N1). L’anticorpo sarebbe in grado di combattere anche il virus responsabile dell’aviaria (virus H5N1), temuto per la sua aggressività e capacità di adattarsi all’uomo.

La molecola anticorpale è stata isolata studiando il sistema immunitario di una persona che nonostante l’esposizione ripetuta ai virus influenzali, non si era mai ammalata. Lo studio ha dimostrato come l’immunità all'influenza fosse garantita da un particolare anticorpo.  La scoperta apre la via alla possibilità di nuove cure e vaccini capaci di stimolare la produzione dei “super anticorpi” e mettere al riparo dalle complicanze dell’influenza le categorie più a rischio, come bambini, anziani, donne in gestazione e malati. Un ulteriore dato positivo è che la molecola anticorpale potrebbe essere prodotta in laboratorio in quantità illimitata. Ora non resta che attendere l’inizio della sperimentazione clinica, annunciata come “imminente” dall’Irccs di via Olgettina.

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23 novembre 2011 3 23 /11 /novembre /2011 18:15

facebook-page-iframe-updateLa domanda se internet è in grado di modificare il nostro cervello non ha ancora trovato una risposta certa. L’argomento, più che mai attuale, è stato oggetto di un recente studio da parte di un gruppo di ricercatori dell'University College di Londra, pubblicato sulla rivista "Proceedings" della Royal Society Biological Sciences. Gli scienziati hanno scoperto un legame tra l’interagire sociale virtuale, come avere amicizie su facebook e il volume dell’amigdala, nucleo di sostanza grigia situato alla base del cervello, responsabile delle risposte emotive e della memoria. Un precedente studio aveva collegato l'amigdala alle attività socio-cognitive della vita reale di tutti i giorni.

La ricerca degli scienziati inglesi ha confermato che le interazioni sociali online coinvolgerebbero le stesse aree cerebrali attive nella socializzazione offline. Quello che ancora non è noto è come questo collegamento avvenga. Lo studio è stato condotto su 125 studenti universitari attvi sui social network. Il team di scienziati, dopo aver sottoposto i volontari a risonanza magnetica a scansione di immagini, ha rilevato un maggiore volume  di materia grigia, in alcune aree cerebrali, proprio nei soggetti più attivi su facebook. La socializzazione virtuale coinvolgerebbe tre zone del cervello: la giunzione temporo-parietale, la corteccia mediale prefrontale e il precuneo. In attesa che la scienza scopra tutti i segreti del cervello "internet modificato", prendiamo atto che l'evoluzione della specie passa anche da facebook.

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