Il Movimento per la vita italiano (Mpv) ha “presentato al Tar del Lazio un ricorso contro l’Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) per l’annullamento della determinazione adottata dal direttore generale e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 268 del 17 novembre 2011, che autorizzava la commercializzazione della specialità medicinale EllaOne (nota come la Pillola dei cinque giorni dopo)”. La notizia è stata diffusa il 19 gennaio scorso da un comunicato stampa del Mpv. La richiesta di sospensione e annullamento del provvedimento Aifa si fonda sull’assunto che il farmaco non può “costituire un metodo concezionale regolare”, nonostante la casa farmaceutica abbia definito il farmaco “contraccettivo d’emergenza da assumersi entro centoventi ore (cinque giorni) da un rapporto sessuale non protetto o dal fallimento di altro metodo contraccettivo”. I produttori di EllaOne ritengono che il farmaco non sia in grado di interrompere la gravidanza, che “si avvia con l’impianto” nell’utero. Il Mpv ritiene, invece, valido il pensiero della scienza moderna secondo cui il concepimento, quindi l’inizio della gravidanza, si avrebbe nel momento in cui il gamete maschile si unisce ad un ovocita materno. “Dal momento della fecondazione – conclude il comunicato - il nuovo embrione inizia un viaggio di circa 5-7 giorni che lo conduce alla mucosa dell’utero. Ma lo spostamento, così come lo sviluppo successivo non aggiunge nulla all'identità genetica dell'individuo”.
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