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  • : Mens sana in corpore sano
  • : informazioni, news e curiosità legate al tema salute, intesa come benessere fisico e psicologico, perché ogni persona è il risultato dell'equilibrio tra psiche e soma
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Testo Libero

18 gennaio 2012 3 18 /01 /gennaio /2012 20:03

imagesCAW45YOU.jpgL’Australian Medical Association lancia un appello alle autorità sanitarie affinché sia regolamentato il consumo degli energy drink. Le bevande a base di caffeina dovrebbero riportare, secondo i medici australiani, una dicitura sull’etichetta che avverta il consumatore degli effetti collaterali ed eventuali rischi per la salute, inoltre se ne dovrebbe vietare l’uso ai minori. L’allarme della comunità scientifica nasce in seguito a uno studio dei ricercatori dell’Università di Sidney e del New South Wales Poisons Information Centre, pubblicato sulla rivista dell’Australian Medical Association. La ricerca documenta un notevole aumento delle intossicazioni da caffeina, passate da 12 nel 2004, a 65 nel 2010.

Durante i sei anni monitorati, circa 300 ragazzi hanno chiesto aiuto al New South Wales Poisons Information Centre, vicino Sidney (Australia), tutti per intossicazioni da energy drink. L’età media di chi si è rivolto al centro veleni era di 17 anni, il 57% erano maschi. Un 25% dei giovani aveva bevuto un mix di alcol ed energy drink, un altro 30% insieme agli energy drink aveva assunto caffeina pura in pillole o altri stimolanti come le anfetamine. I sintomi riscontrati con più frequenza erano tachicardia, agitazione, tremori e disturbi gastrointestinali. Per 128 ragazzi si è fatto ricorso a servizi di emergenza, 20 di loro mostravano segni di seria tossicità cardiaca o neurologica, con sintomi che andavano da allucinazioni ad attacchi e ischemia cardiaci, causati da insufficiente afflusso di sangue al muscolo cardiaco. Gli energy drink alla caffeina sono responsabili, inoltre, di altri danni alla salute come l’obesità.

"Data la chiara evidenza di tossicità e il crescente numero di ricoveri associati al consumo di energy drink, specialmente nella fascia della popolazione adolescente, – concludono i medici australiani - le autorità sanitarie dovrebbero aumentare la consapevolezza del problema, migliorando le etichette sulle bibite e regolando la quantità di caffeina contenuta''.

 

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15 gennaio 2012 7 15 /01 /gennaio /2012 10:09

imagesCABJ52UV.jpgIl collegamento tra consumo di alcol e rilascio di endorfine, finora solo ipotizzato, è diventato certezza grazie allo studio dei ricercatori della Ernest Gallo Clinic and Research Center at the University of California, San Francisco. La ricerca, pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine, ha dimostrato per la prima volta il rilascio di oppioidi endogeni nel nucleo accumbens e nella corteccia orbitofrontale di soggetti che avevano assunto alcol. Le endorfine sono sostanze chimiche prodotte dal cervello con una forte attività analgesica ed eccitante, la loro azione è simile alla morfina e ad altre sostanze oppiacee. Jennifer Mitchell, professore aggiunto di Neurologia all'Università californiana, che ha guidato la ricerca, ha dichiarato: “La scoperta è qualcosa che abbiamo ipotizzato per circa 30 anni, sulla base di studi animali, ma non lo avevamo osservato nell'uomo finora. Abbiamo fornito la prima prova diretta di come l'alcol faccia sentire bene le persone".  Aver individuato con precisione le aree cerebrali che subiscono modifiche in seguito all’assunzione di alcol apre la strada allo sviluppo di farmaci, come il naltrexone, per il trattamento della dipendenza da alcol.

Lo studio è stato condotto su 25 soggetti, 13 forti bevitori, 12 con avversione verso la sostanza. Tramite la tomografia a emissione di positroni (PET) i ricercatori hanno osservato il rilascio di endorfine come effetto immediato dell’alcol sul cervello. In tutti i partecipanti allo studio una elevata concentrazione di oppioidi endogeni nel nucleo accumbens provocava una elevata sensazione di piacere. Solo i forti bevitori, invece, avvertivano sensazioni piacevoli quando le endorfine si concentravano sulla corteccia orbitofrontale. "Ciò indica che il cervello dei bevitori viene modificato in un modo che li rende più inclini a trovare l'alcol piacevole, - spiegano gli esperti - proprio quella maggiore sensazione di ricompensa potrebbe causare il bere eccessivo di queste persone".

 

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14 gennaio 2012 6 14 /01 /gennaio /2012 15:40

imagesCASLQX7U.jpgUn recente studio inglese ha dimostrato che assumere caffeina e glucidi prima e durante una partita di calcio aumenterebbe le prestazioni dei giocatori, oltre alla loro resistenza fisica. La ricerca è stata condotta da un’equipe di esperti della Sheffield Hallam University, guidata da Mayur Ranchordas, professore ordinario e nutrizionista dello sport. La somministrazione di zuccheri e caffeina a un gruppo di calciatori ha prodotto un miglioramento sul piano della resistenza fisica e un significativo aumento del livello di abilità di gioco. Durante il test è stata simulata una gara di calcio in cui gli atleti hanno eseguito serie ripetute di scatti, dribbling e tiri di precisione. Nei tre di match di 90 minuti, con 2 sessioni di 45 minuti, i ricercatori hanno testato l’agilità dei giocatori, la capacità di dribbling, la precisione nei tiri e colpi di testa. I risultati hanno evidenziato negli atleti che avevano assunto drink a base di caffeina e glucidi, una capacità maggiore nel sostenere un’alta intensità di lavoro, una migliore capacità di dribblare e precisione nel tiro.

Il professor Ranchordas ha dichiarato: “Esistono molte ricerche che mostrano come caffeina e carboidrati siano in grado di aumentare la resistenza negli sportivi, questo studio dimostra che ci sono effetti positivi anche a livello di abilità ed esecuzione del gesto atletico”. “Queste scoperte – continua Mayur - ci suggeriscono come, per gli atleti che gareggiano in competizioni sportive dove resistenza e abilità sono fattori importanti, assumere drink a base di caffeina e glucidi, al posto di drink con soli glucidi, può migliorare in maniera significativa le performance.” “I calciatori – conclude il nutrizionista – oltre agli sport drink dovrebbero assumere caffeina e glucidi prima dell’inizio della partita e durante l’intervallo”. Lo studio inglese è certamente interessante, non va, però, dimenticato che la caffeina rientra tra le sostanze dopanti, sono sufficienti 6/7 tazzine di caffè per raggiungere il limite consentito, pari a 12 microgrammi per millilitro.

 

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10 gennaio 2012 2 10 /01 /gennaio /2012 17:14

imagesCAONFSYGIn seguito al dibattito scatenato su blog e social network dall'articolo "In Italia la penicillina sale più dello spread, da 2 a 24 euro senza rimborso" (diffuso a livello nazionale il 31 dicembre 2011 dal sito "Lo Sportello dei Diritti") ho appreso della replica di Biopharma S.r.l., produttrice del farmaco. Per correttezza riporto per intero il comunicato stampa, pubblicato oggi dal quotidiano online Piacenzanight.com, identico, peraltro, a quello già inviato al Corriere della Sera e pubblicato il il 10 ottobre 2011.

"Premettiamo che Biopharma, ha permesso in Italia un decremento dei prezzi degli antibiotici betalattamici sin dal 1995, sviluppando per le maggiori aziende farmaceutiche antibiotici che sono stati presentati al mercato a costi notevolmente inferiori, generando un beneficio al Sistema Sanitario Nazionale ad oggi orientativamente quantificabile in circa 300 milioni di euro. Dopo che la Pharmacia Upjohn e la Solvay cessarono le produzioni e le commercializzazioni della Wicillina e della Diaminocillina (Benzil Penicillina Benzatina con nomi di fantasia), per motivi essenzialmente economici, la Biopharma è stata l'unica azienda che ha mantenuto in vita il prodotto Benzil Penicillina Benzatina Biopharma nella presentazione di flacone per uso iniettabile per diversi anni. Nel 2009 il produttore della materia prima del farmaco presentato come flacone in polvere dismise le produzioni e la Biopharma, con lo straordinario aiuto dell'AIFA, riuscì a registrare il prodotto in siringa preriempita, poiché l'unica materia prima disponibile oggi in mercato è formulabile in forma liquida, procedendo quindi a pesanti investimenti per costruire il nuovo reparto per tale nuova forma farmaceutica. A Giugno 2011 l'AIFA ha rilasciato il decreto per la vendita del farmaco, ma in seguito l'ufficio della Commissione dei prezzi non ha approvato il prezzo di vendita proposto da Biopharma per la dispensazione gratuita da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Il nuovo prezzo è stato oggetto, come prevede la normativa vigente, di esame da parte della Commissione Tecnico-Scientifica dell'AIFA per valutare il rapporto costo/beneficio della nuova confezione. La Commissione ha valutato sfavorevolmente questo rapporto considerando non compatibile il nuovo prezzo con il mantenimento del farmaco in classe A, cioè rimborsato da SSN. E' per questo che, pur riconoscendo il valore terapeutico del farmaco, ne è stato deciso l'inserimento in classe C, cioè a totale carico del cittadino, al fine di mantenere la sua reperibilità. Notiamo comunque che il dibattito che è seguito sul blog manifesta una notevole conoscenza di una gran parte dei cittadini sull'effettiva origine dei problemi riguardanti il prezzo dei farmaci.Dai dati pubblicati dall'AIFA ,essendo la spesa farmaceutica convenzionata netta SSN, nei primi sei mesi del 2011, diminuita del -6,3% rispetto allo stesso periodo del 2010 ,ci auguriamo che la grande capacità di risparmio mostrata , non sia finalizzata alla crescita politica di singoli soggetti all'interno dalla struttura pubblica, ma occorra per conseguire economie tali da permettere la dispensazione di farmaci essenziali. Siamo quindi certi che la CTS dell'AIFA meglio valuterà la situazione, considerando l'importanza del prodotto e potendo decidere quali dei tantissimi farmaci debbano essere a carico del cittadino e quali dispensati dal Servizio Sanitario Nazionale. La Biopharma è fermamente disponibile a trovare una soluzione con l'AIFA che permetta la totale rimborsabilità di questo farmaco. Rivolgiamo al Professor Guido Rasi i migliori auguri per la nuova nomina di recente conseguita all'EMA, frutto di tanto lavoro in qualità di responsabile della CTS".

 

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5 gennaio 2012 4 05 /01 /gennaio /2012 17:20

imagesCAWE8F2S.jpgUno studio recente ha dimostrato che i maltrattamenti in famiglia rappresentano per i bambini una forma di stress ambientale in grado di aumentare, in modo significativo, il rischio di psicopatologie future, tra cui l’ansia. La ricerca, guidata dal Dr Eamon McCrory, della Division of Psychology and Language Sciences e pubblicata su Current Biology, ha coinvolto un team di scienziati della University College of London (Regno Unito) e una equipe di studiosi dell'Anna Freud Centre (Londra, Regno Unito).

Lo studio è stato condotto su 43 bambini inglesi di dodici anni, 20 dei quali allontanati dalla famiglia d’origine in seguito a episodi di violenza domestica. I ricercatori hanno sottoposto i giovani a immagini di visi femminili e maschili con tre tipi di espressione, triste, arrabbiata e calma e monitorato l’attività cerebrale attraverso risonanza magnetica funzionale (fMRI). La comparazione dei risultati degli esami ha evidenziato come nei 20 bambini esposti a violenza familiare le immagini di visi arrabbiati andavano ad attivare proprio due zone cerebrali preposte all'allerta in caso di pericolo: l’amigdala e l’insula anteriore. Precedenti studi avevano evidenziato una reazione cerebrale analoga nei soldati reduci da missioni di guerra.

Il Dr McCrory, a capo della ricerca, ha dichiarato che i risultati ottenuti rappresentano “i primi indizi su come le regioni del cervello dei bambini possano adattarsi agli abusi tra le mura domestiche.” “Una migliore reattività a un segnale di minaccia come la rabbia – spiega McCrory - può rappresentare una risposta adattativa per questi bambini nel breve periodo, aiutandoli a rimanere fuori pericolo. Può, però, anche costituire un fattore di rischio sul lungo periodo, - conclude il ricercatore - aumentando la loro vulnerabilità a problemi di salute mentale come l'ansia”.

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3 gennaio 2012 2 03 /01 /gennaio /2012 12:42

puerta.jpgCi sono vite perse sui campi da calcio come fossero campi di battaglia, morti di cui nessuno parla che in parte potrebbero essere evitate. Sono i decessi per arresto cardiaco che avvengono ogni anno nel settore dilettantistico e amatoriale, vite spezzate che un defibrillatore in campo potrebbe salvare. Dal 2006 al 2010 sono morti 338 giovani atleti dilettanti e amatoriali, il dato è stato rilevato dalla Fondazione G. Castelli, che tra i suoi obiettivi ha quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione delle malattie cardiovascolari.

Sul quotidiano Avvenire dell’11 novembre 2011 il dottor Castelli, che ha vissuto in prima persona il dramma di perdere un figlio di 16 anni su un campo da calcio, per arresto cardiaco, dichiara: “Tra il 20 e il 40% degli atleti colpiti da arresto cardiaco sarebbe sopravvissuto se avesse ricevuto un’assistenza tempestiva: rianimazione cardio-respiratoria con eventuale intervento di defibrillazione, entro i 6 minuti dalla caduta a terra dell’atleta stesso”. ”Quando si capirà che la cultura dell’emergenza è cultura di vita, di attenzione all’altro e parte integrante di quella sportiva - conclude il dottor Castelli - allora avremo uno sport più sano che fa veramente bene alla salute e con il minor numero di vittime possibili”.  

Per saper utilizzare in modo corretto un defibrillatore, non è necessaria alcuna esperienza medica, per salvare una vita sono sufficienti poche ore di addestramento. La legge 201/2001, che disciplina la materia, consente l'uso del defibrillatore semiautomatico in sede extraospedaliera al personale sanitario non medico e al personale non sanitario, adeguatamente formato nell’attività di rianimazione cardio-polmonare. Una modifica alla legge ha consentito, inoltre, che i corsi di formazione possano essere svolti anche da organizzazioni medico scientifiche senza scopo di lucro e da enti operanti nel settore dell’emergenza sanitaria. Per il 2012 appena iniziato, auguriamoci che non si contino più i morti per gioco. 

 

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2 gennaio 2012 1 02 /01 /gennaio /2012 10:39

imagesCA3FCHFC.jpgMentre in gran Bretagna il ministero della Sanità avvierà un’inchiesta sulle protesi PIP, in Italia, entro il 15 gennaio, sarà completato il censimento di tutte gli impianti al silicone “industriale” effettuati dal gennaio 2001 su tutto il territorio nazionale. L’Inghilterra, che in un primo tempo aveva rassicurato le oltre 30.000 donne portatrici di protesi PIP sui rischi rottura, sconsigliando l’intervento di rimozione, ha deciso di alzare l’allerta. I dati contenuti in un recente rapporto, inviato al ministero britannico, hanno segnalato un rischio rottura sette volte maggiore rispetto a quello finora considerato. Il ministero della Sanità inglese ha, così, deciso di avviare un’inchiesta per far luce sui rischi conseguenti alla rottura delle protesi e alla fuoriuscita di silicone.  Non è escluso che anche oltremanica, come già accaduto in Francia, le donne vengano invitate a rimuovere le protesi a spese del servizio sanitario nazionale.

In Italia, a seguito dell’ordinanza firmata dal ministro della salute Renato Balduzzi, è partito il censimento degli interventi di chirurgia estetica avvenuti negli ultimi 10 anni, in cui sono state utilizzate protesi PIP. Tutte le strutture ospedaliere e ambulatoriali pubbliche e private, accreditate o autorizzate, dovranno stilare, entro 15 giorni, un elenco nominativo degli interventi effettuati a partire dal primo gennaio 2001. La data degli impianti sarà notificata, tramite le Asl di riferimento, alle competenti autorità regionali, che entro 10 giorni invieranno i dati al Ministero. Al Comando Carabinieri per la tutela della salute è stato, invece, affidato il compito di svolgere accertamenti e indagini sui percorsi sanitari che hanno preceduto gli interventi chirurgici e sull’iter amministrativo seguito dalle strutture per l'acquisizione delle protesi PIP.

 

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28 dicembre 2011 3 28 /12 /dicembre /2011 09:26

images-copia-3.jpgL’allarme per le protesi mammarie PIP coinvolge decine di migliaia di donne in tutto il mondo, in Italia le portatrici di queste protesi sono circa 4.300. LIstituto Europeo di Oncologia (IEO), attivo a Milano dal 1994 sotto la direzione scientifica del prof. Umberto Veronesi, ha invitato tutte le pazienti cui sono state impiantate protesi PIP a recarsi presso la struttura per una visita gratuita completa di ecografia mammaria.

Il comunicato stampa presente sul sito dell’istituto, informa che “non è attualmente dimostrato un legame causa-effetto fra le protesi PIP e l’insorgenza di tumori del seno”. Il rischio rottura, precisa il comunicato, esiste per tutte le protesi mammarie ed è legato al normale processo di usura, tuttavia, per gli impianti PIP questo rischio è più elevato. Lo IEO, conclude il comunicato, “è costantemente in contatto con il Ministero della Salute Italiano e provvederà a ricontattare le pazienti in caso di nuove raccomandazioni”.

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23 dicembre 2011 5 23 /12 /dicembre /2011 15:25

images-copia-2L’Unione Europea, con regolamento del 20 dicembre, ha vietato per i 27 paesi membri l’esportazione di medicinali utilizzati nelle condanne a morte. La norma prevede per le aziende farmaceutiche che esportano questi prodotti un'autorizzazione apposita, comprensiva della clausola che il farmaco non venga usato nelle iniezioni letali. Tra gli 8 anestetici barbiturici ad azione breve e intermedia di cui è vietata l’esportazione troviamo anche il tiopental sodico, utilizzato negli Stati Uniti per sedare il condannato e prepararlo alle fasi successive dell'esecuzione. Da gennaio 2010 la casa farmaceutica Hospira Inc., unico produttore statunitense, per motivi etici ha sospeso  la commercializzazione del prodotto. Quando le scorte di tiopental sodico sono finite, i penitenziari di massima sicurezza hanno iniziato ad esportarlo da case farmaceutiche europee.

“Di recente – si legge al punto 2 del regolamento - si sono verificati alcuni casi di prodotti medicinali esportati in paesi terzi che sono stati utilizzati per esecuzioni capitali, in particolare somministrando un’overdose letale mediante iniezione. L’Unione – prosegue il regolamento - è contraria alla pena di morte indipendentemente dalle circostanze e si adopera perché sia abolita in tutto il mondo. Gli esportatori hanno disapprovato la loro associazione involontaria con questo uso di prodotti da essi sviluppati per uso medico.” Il regolamento precisa che l’esportazione dei medicinali, nati come anestetici e sedativi, non deve essere assoggettata a un divieto totale. Il Centro d’informazione Usa sulla pena di morte ha reso noto che le esecuzioni capitali nel 2010 sono diminuite anche per la difficoltà di reperire il tiopental sodico.

 

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21 dicembre 2011 3 21 /12 /dicembre /2011 14:03

imagesCASZK1LME’ una bella notizia quella riportata il 15 dicembre 2011 dal New York Times. Gli Istituti Nazionali di Sanità (National Institutes of Health - NIH), si legge sul quotidiano, hanno sospeso ogni tipo di sovvenzione a favore della ricerca biomedica e comportamentale sugli scimpanzé. Lagenzia del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti, spiega Francis Collins, direttore dei NIH, ha accettato le linee guida rilasciate da un comitato di esperti dell’Institute of Medicine, secondo le quali la maggior parte della ricerca sugli scimpanzé non è necessaria. Collins ha poi aggiunto che questi animali, come parenti più stretti dell’uomo, meritano “particolare attenzione e rispetto”.

I gruppi animalisti che da anni lottano contro la sperimentazione sui primati hanno considerato una vittoria la decisione dei NIH, anche se non mette la parola fine a questo tipo di sperimentazione è un importante passo avanti in quella direzione. La strada è ancora lunga, ma segnali come questo fanno sperare che in futuro la ricerca possa progredire anche senza l'utilizzo di cavie da laboratorio.

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