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  • : Mens sana in corpore sano
  • : informazioni, news e curiosità legate al tema salute, intesa come benessere fisico e psicologico, perché ogni persona è il risultato dell'equilibrio tra psiche e soma
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Testo Libero

25 novembre 2011 5 25 /11 /novembre /2011 19:16

stessL'esposizione prolungata a eventi stressanti danneggia il tessuto cerebrale. La scoperta arriva dagli States, da un team dell’Albert Einstein College of Medicine di New York, guidato dallo psichiatra T. Byram Karasuche. I medici seguivano il disturbo post traumatico da stress di alcuni manager di Wall Street, manifestato in seguito agli eventi dell’11 settembre 2001. Da una comparazione delle risonanze magnetiche cerebrali dei soggetti in cura, hanno riscontrato una riduzione dell’ippocampo, simile a quella che si presenta nelle persone affette da demenza. Le elevate concentrazioni di corticosteroidi presenti nel corpo umano durante uno stress prolungato ucciderebbero le cellule cerebrali, riducendo le funzioni dell’ippocampo, tra cui la memoria a lungo termine.

 

Nella stessa direzione della ricerca di Karasuche, anche gli studi del San Francisco Veterans Affairs Medical Centre, pubblicati sul Journal of Neuroimaging, condotti sui veterani di guerra affetti da disturbo post traumatico da stress. Anche in questo caso la comparazione dell’ippocampo dei soggetti affetti dal disturbo, con quello dei veterani privi di sintomi, ne evidenziava una riduzione anatomica. Se attacchi terroristici e guerre sono eventi lontani dalla vita quotidiana della maggior parte di noi, il pericolo per la nostra salute arriva da eventi traumatici come la perdita del posto di lavoro, separazioni, divorzi e lutti. Sapere che lo stress riduce le cellule del nostro cervello non fa certo rilassare, ma aiuta di più conoscere il nemico per affrontarlo, che ignorarlo mettendo la testa sotto la sabbia.

 

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23 novembre 2011 3 23 /11 /novembre /2011 18:15

facebook-page-iframe-updateLa domanda se internet è in grado di modificare il nostro cervello non ha ancora trovato una risposta certa. L’argomento, più che mai attuale, è stato oggetto di un recente studio da parte di un gruppo di ricercatori dell'University College di Londra, pubblicato sulla rivista "Proceedings" della Royal Society Biological Sciences. Gli scienziati hanno scoperto un legame tra l’interagire sociale virtuale, come avere amicizie su facebook e il volume dell’amigdala, nucleo di sostanza grigia situato alla base del cervello, responsabile delle risposte emotive e della memoria. Un precedente studio aveva collegato l'amigdala alle attività socio-cognitive della vita reale di tutti i giorni.

La ricerca degli scienziati inglesi ha confermato che le interazioni sociali online coinvolgerebbero le stesse aree cerebrali attive nella socializzazione offline. Quello che ancora non è noto è come questo collegamento avvenga. Lo studio è stato condotto su 125 studenti universitari attvi sui social network. Il team di scienziati, dopo aver sottoposto i volontari a risonanza magnetica a scansione di immagini, ha rilevato un maggiore volume  di materia grigia, in alcune aree cerebrali, proprio nei soggetti più attivi su facebook. La socializzazione virtuale coinvolgerebbe tre zone del cervello: la giunzione temporo-parietale, la corteccia mediale prefrontale e il precuneo. In attesa che la scienza scopra tutti i segreti del cervello "internet modificato", prendiamo atto che l'evoluzione della specie passa anche da facebook.

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22 novembre 2011 2 22 /11 /novembre /2011 18:40

imagesCA60V9P1.jpgIn un mondo sempre più online è impossibile non collegarsi ad internet. Si controlla la posta, ci si aggiorna sulle news, si interagisce sui social network, si gioca, si chatta, l’elenco è infinito e il tempo passato sul web sembra volare. Le troppe ore davanti al pc non sono però sinonimo di “internet addiction”. Siamo in presenza di questa vera e propria dipendenza comportamentale solo quando si manifestano i seguenti sintomi: astinenza, assuefazione emotiva, sbalzi d’umore e conflitti sociali. Il mensile di ottobre della società italiana di pediatria (SIP) affronta l'argomento nell’intervista a Mark D. Griffiths, uno dei massimi esperti mondiali sugli effetti psicofisici della dipendenza da gioco d’azzardo, internet addiction e videogame addiction. Griffiths, direttore della International Gaming Research Unit presso la School of Social Sciences della Nottingham Trent University, esorta a non confondere un utilizzo eccessivo di internet con la dipendenza vera e propria. La differenza è qualitativa, in entrambi i casi, infatti, il soggetto passa molte tempo sul web,  ma c'è  dipendenza solo quando la vita della persona anziché arricchirsi di qualcosa ne viene privata. “Giocare on line per una quantità di tempo eccessiva, persino 14 ore al giorno, non significa essere dipendenti, – spiega Griffiths - quello che va verificato è quanto l’eccesso di gaming online impatti su altre aree dell’esistenza. Un’attività, per quanto eccessiva, non può essere definita un’addiction se ha poche conseguenze negative o non ne ha affatto". 

Sulla stessa linea di Griffiths, anche la Canadian Medical Association, che definisce "il disturbo da Internet Addiction reale quanto l’alcolismo e come le altre patologie da dipendenza, in grado di provocare, problemi sociali, desiderio incontrollabile, sintomi astinenziali, isolamento sociale, problemi coniugali e prestazionali, difficoltà economiche e lavorative”. L’associazione canadese individua come soggetti a rischio le persone di età compresa fra i 15 e i 40 anni, con difficoltà comunicative derivanti da una qualche forma di emarginazione. Altri fattori che predispongono alla dipendenza sarebbero l’isolamento geografico, l’elevato grado d’informatizzazione negli ambienti lavorativi, i lavori notturni e isolati. In Europa si calcola che il 30% dei ragazzi tra gli 11 e i 16 anni (18% in Italia) abbia vissuto un’esperienza legata ad un abuso della connessione alla rete, come trascurare amici o scuola, perdere ore di sonno, o dissociarsi parzialmente dalla realtà.

 

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21 novembre 2011 1 21 /11 /novembre /2011 00:44

imagesCA9291SW.jpgFendimetrazina sul banco degli imputati, dopo essere stata tolta dal commercio nell'agosto 2011, la procura di Roma ha aperto un’inchiesta, appena conclusa, che ha coinvolto un endocrinologo, noto tra i vip e altre otto persone. Il medico romano Antonio Favella, già sospeso dalla professione, rischia il rinvio a giudizio per il reato di falso e per violazione del decreto sugli stupefacenti. L'endocrinologo prescriveva il farmaco alterando il peso e la statura dei pazienti, in modo da ottenere come indice di massa corporea 30, il minimo richiesto all' epoca dei fatti (autunno 2009). Le prescrizioni del farmaco anoressizzante erano destinate a due farmacie della capitale che lo preparavano e spedivano ai clienti di tutta Italia. Il legale di Favella, avvocato Urbano Del Balzo, difenderà il suo cliente sostenendo che il farmaco veniva prescritto “per finalità terapeutiche e non estetiche".

La fendimetrazina, anche prima della sua messa al bando, andava somministrata solo in presenza di “imprescindibili requisiti patologici”. L''inchiesta, condotta dal pm Francesco Dall’Olio, ha preso il via in seguito a tre decessi avvenuti nella capitale, legati all'uso di fendimetrazina. Nel 2003 perde la vita Silvia Lolli, 29 anni, nel 2009 muore un avvocato di 40 anni, il 9 settembre scorso, a un mese dalla messa al bando del farmaco, è deceduto un giovane. La fendimetrazina è entrata in commercio nel 1959, dal 1999 non è più presente in Italia come specialità industriale, era reperibile come prodotto galenico preparato in farmacia in base alla prescrizione medica.

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16 novembre 2011 3 16 /11 /novembre /2011 13:37

pillola-anticoncezionale-maturazione-cellula-uovo.jpgLa pillola dei cinque giorni dopo arriva in Italia accompagnata da dubbi e polemiche. Ottenuta l'approvazione del Consiglio Superiore di Sanità e l’autorizzazione dell' Aifa (Agenzia italiana del farmaco), il 14 novembre 2011 ne è stata autorizzata la commercializzazione. EllaOne è un farmaco utilizzabile come metodo di contraccezione d'emergenza durante le 120 ore (5 giorni) successive ad un rapporto sessuale, a differenza della cosiddetta “pillola del giorno dopo” (levonorgestrel) che è efficace entro le 72 ore. Ogni compressa contiene 30 mg di ulipristal acetato che, agendo sul progesterone, è in grado di bloccare l’ovulazione. Nel foglietto illustrativo si legge che prima della somministrazione va esclusa l’esistenza di una gravidanza, il medico che la prescriverà dovrà, quindi, far eseguire anche il relativo test.

 

Il via libera ottenuto da EllaOne lascia, tuttavia, aperto un dubbio. Se l’ulipristal acetato, oltre a inibire l’ovulazione, rende la mucosa uterina inidonea all'impianto dell’ovulo fecondato, nulla impedisce al farmaco di agire come abortivo. I risvolti etici della questione esigono maggiore chiarezza sull'argomento, affinché ogni donna sia veramente  libera di scegliere e non lo facciano altri per lei.

 

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12 novembre 2011 6 12 /11 /novembre /2011 18:24

imagesCAHNVFQWPer vivere in buona salute è importante una sana alimentazione e un giusto apporto idrico. Bere un litro e mezzo di acqua al giorno consente al nostro organismo di svolgere senza scompensi numerosi funzioni vitali. Se poi scegliamo un'acqua ricca di calcio, oltre a mantenere il giusto livello idro-salino, introduciamo una quantità di minerale pari a quella fornita dal latte. Le acque ricche di calcio (bicarbonato calciche) sono quelle in cui la concentrazione è di  150 milligrammi per litro. Il dato è semplice da verificare perché riportato sull’etichetta della bottiglia. Il calcio fornito dall’acqua, oltre ad avere una biodisponibilità del 40%, non favorirebbe l’insorgere di calcolosi renale.

 

Fondamentale per la salute di ossa e denti, il calcio svolge un ruolo importante anche nella seguenti funzioni: contrazione muscolare, trasmissione di impulsi nervosi e coagulazione del sangue. Una sua carenza può provocare osteoporosi e problemi dentari nella fase della crescita, crampi muscolari, palpitazioni e disturbi del ritmo cardiaco. I livelli di calcio di cui il nostro organismo ha bisogno variano in base all’età, per i bambini sono sufficienti 800-1000 milligrammi al giorno, gli adolescenti dovrebbero assumerne 1200-1300, in età adulta l'apporto ideale giornaliero è di circa 1000 milligrammi, mentre per donne dopo i 50 anni aumenta a 1200-1500 milligrammi al giorno.

 

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10 novembre 2011 4 10 /11 /novembre /2011 17:17

imagesIn Italia i luoghi inquinati da amianto, raffinerie e rifiuti industriali registrano un 15% di aumento del tasso di mortalità rispetto alla media, in totale si contano circa 1.200 decessi in più all’anno. Il dato è emerso da “Sentieri” (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento), presentato l'8 novembre al 35° congresso annuale dell'Associazione italiana di epidemiologia. Il progetto, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, ha monitorato importanti zone industriali, tra cui Broni, Casale Monferrato, Bari-Fibronit, Biancavilla, Porto Torres e Gela. Tra il ‘95 e il 2002 sono state esaminate 63 cause di morte tra i residenti nei 44 dei 57 luoghi compresi nel "Programma nazionale di bonifica".

"In tutti i siti, escluso Emarese, si sono osservati incrementi della mortalità per tumore maligno della pleura - riporta la sintesi dello studio, - nell’insieme dei dodici siti contaminati da amianto sono stati osservati un totale di 416 casi di tumore maligno della pleura in eccesso rispetto alle attese”. “Nei poli petrolchimici si sono osservati eccessi di morte per tumore polmonare e per malattie respiratorie non tumorali, spiega Pietro Comba, uno degli autori, direttore del Reparto di Epidemiologia Ambientale dell'Istituto Superiore di Sanità - sono stati, inoltre, individuati incrementi localizzati di mortalità per malformazioni congenite, malattie renali, malattie neurologiche e oncologiche riconducibili, sempre con criteri probabilistici, alle specifiche emissioni considerate - prosegue Comba, - altri dati significativi riguardano l'incremento di mortalità per linfomi non Hodgkin nei siti contaminati da PCB, mentre nei siti contaminati da piombo, mercurio e solventi organoclorurati è stato osservato un aumento delle malattie neurologiche”.

Lo studio, svolto nell'ambito del Programma nazionale strategico "Ambiente e Salute", promosso dal ministero della Salute, ha ottenuto, per la sua innovatività e rilevanza scientifica, un riconoscimento a livello internazionale. L’approccio metodologico urtilizzato nella ricerca sarà, infatti, applicato dall’Oms a livello europeo. Per la prima volta, spiega Loredana Musmeci, responsabile Dipartimento ambiente e connessa prevenzione primaria, si è ottenuta “una conoscenza sistematica, a livello nazionale, della mortalità connessa alle esposizioni ambientali nei siti inquinati italiani”. Hanno collaborato alla ricerca l'Università La Sapienza di Roma, il Centro europeo ambiente e salute Oms, il Dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario regionale del Lazio e dell'Istituto di fisiologia clinica del Cnr.

 

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8 novembre 2011 2 08 /11 /novembre /2011 03:43

1851549095I disturbi alimentari hanno il triste primato di essere la principale causa di morte tra le malattie psichiatriche. Dal 7 novembre 2011, in Italia, è attivo un numero telefonico per chi vuole chiedere aiuto o anche solo un consiglio sull'argomento. Si tratta del primo numero verde nel nostro paese dedicato a chi soffre di disturbi dell’alimentazione. Il numero 800 180 969 sarà operativo 24 ore su 24, dal lunedì al venerdì. Il servizio verrà gestito dall'Ausl 2 di Perugia grazie agli operatori del Centro di eccellenza per i disturbi del comportamento alimentare (DCA), con sede a Palazzo Francisci di Todi, e del Centro per i disturbi da alimentazione incontrollata (DAI) di Citta' della Pieve. Chi comporrà il numero verde troverà quattro esperti (psicologi, nutrizionisti, dietisti) pronti ad ascoltare, orientare e offrire consigli, sapranno, inoltre,  indicare le strutture sanitarie affidabili e certificate dislocate nelle diverse Regioni. Il progetto e i finanziamenti per la sua realizzazione sono stati assegnati dall'Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con il Ministero della Gioventù. Il fine è di rendere consapevoli della malattia le persone che ne soffrono e riuscire a motivarle per intraprendere il percorso terapeutico che restituirà loro una vita libera dalla prigione del cibo

In Italia le vittime di anoressia, bulimia, obesità sono oltre 3 milioni e il dato, purtroppo, sembra in costante aumento. L’85% dei casi è rappresentato da donne (adulte, adolescenti, bambine), anche se negli ultimi anni il problema sembra colpire anche gli uomini. I disturbi alimentari sono vere e proprie malattie da affrontare con un approccio multidisciplinare: psicologico, corporeo e nutrizionale. Medico internista, psichiatra e nutrizionista stabiliranno di volta in volta il piano terapeutico più idoneo. Anoressia, bulimia e obesità andrebbero affrontati al loro esordio, per evitare che le abitudini alimentari errate si radichino nella quotidianità, fino a diventare certezze irrinunciabili per chi le attua. Il problema con il cibo è legato ad un profondo disagio psicologico, questo non toglie, però, che ad aggravare la situazione ci si metta anche l’ideale di magrezza estrema diffuso dal mondo della moda, in base al quale ogni persona normopeso diventa “grassa”.

 

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3 novembre 2011 4 03 /11 /novembre /2011 20:03

imagesCAHAEAUI 

Si chiama Lumineyes la tecnica avveniristica, made in California, che in soli 20 secondi sarà in grado di realizzare il sogno di tanti, esibire uno sguardo nuovo di zecca, azzurro più che mai. E che importa se l’effetto potrebbe fare un po’ impressione, in fondo sarà sempre meglio dello sguardo alieno delle lenti cosmetiche. Il Dr Gregg Homer, insieme al suo staff dello Stroma Medical in California, ha ideato un laser in grado di distrugge il pigmento che rende marrone l’iride. L'occhio schiarirà gradualmente nelle due o tre settimane successive all'intervento. La procedura, sperimentata per oltre 10 anni, non provoca alcun danno alla vista e il suo effetto è irreversibile, il pigmento una volta disgregato dal laser non può in alcun modo rigenerarsi. All’emittente KTLA Morning News il dottor Homer ha dichiarato di avere già ricevuto un migliaio di mail da potenziali clienti.

Qualche dubbio sulla tecnica Lumineyes lo solleva il professore Elmer Tu, associato della Clinica di oftalmologia dell'Università dell'Illinois. Il pigmento disgregato dal laser, spiega il professore, va a disperdersi nel nostro organismo, con il rischio che possa infiltrarsi nel liquido dentro l'occhio e provocare il galucoma pigmentario. La tecnica richiede ancora mesi di sperimentazione che serviranno anche a chiarire i dubbi sui possibili effetti collaterali. Negli Stati Uniti la Lumineyes sarà disponibile entro tre anni per una cifra pari a 5.mila dollari, fuori dagli USA basteranno 18 mesi e circa 3.600 Euro.

 

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2 novembre 2011 3 02 /11 /novembre /2011 01:43

imagesCATM519M.jpgIl cancro della cervice uterina è una delle forme tumorali più frequenti nella popolazione femminile di tutto il mondo, il più diffuso è il tumore al seno. Numerosi studi epidemiologici, clinici e di biologia molecolare hanno evidenziato che l’infezione persistente da HPV causa il 99,7% dei tumori alla cervice uterina. Oltre al pap test un valido strumento per la prevenzione è  l’HPV-DNA test che permette di identificare il Dna del virus HPV (Human Papilloma Virus). Scoprire un’infezione da Papilloma virus allo stadio iniziale si è rivelato uno strumento diagnostico fondamentale per la prevenzione. Il test è utilizzato per un normale screening primario in aggiunta al pap test, nel caso in cui il pap test abbia individuato alcune anomalie, nel monitoraggio del CIN 1-2 (neoplasia intraepiteliale cervicale), per verificare se regredisce persiste o progredisce) e nel follow up di altre patologie alla cervice uterina. 

La famiglia del Papilloma Virus è composta da un centinaio di tipi diversi, di cui otto sono considerati ad alto rischio oncogeno, i più diffusi sono l’HPV 16/18/45/56, quelli meno frequenti il 31/33/35/51/52, sette, invece, si sono rilevati meno aggressivi e vengono considerati a basso rischio, HPV 6/11/42/43/44/54/55. I soli genotipi 16 e 18 causano circa il 70% dei casi a livello mondiale.La positività al test non deve allarmare, spesso l’ infezione è solo transitoria perché il nostro sistema immunitario è in grado di debellarla. Solo una piccola percentuale di infezioni da HPV può evolvere in cancro, sarà il medico a decidere, di volta in volta, in base all’età della paziente e al suo quadro clinico, gli accertamenti da effettuare. La pericolosità dell’infezione da HPV è proporzionale alla sua persistenza, la possibilità di sviluppare un tumore maligno al collo dell’utero è legato alla durata dell’infezione. Le cellule della cervice uterina più stanno a contatto con il virus HPV più rischiano di trasformarsi in cellule tumorali.

Il prelievo del materiale biologico avviene con la stessa modalità della colpocitologia (pap test). L’esame va eseguito 5 giorni prima o dopo il termine delle mestruazioni, a 2 giorni di distanza dall’ultimo rapporto sessuale e 5 giorni dopo l’utilizzato di ovuli, creme o lavande vaginale o un’eventuale visita ginecologica.

 

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