In Italia l’uso di farmaci cannabinoidi si scontra con il pregiudizio di chi vede nell’uso terapeutico della Cannabis l’affermazione del concetto che la droga non fa male e teme possa essere l’anticamera alla legalizzazione della sostanza. In Puglia la ragione ha vinto sui tabù e da circa un anno presso l’Ospedale Ferrari di Casarano, cinque persone affette da sclerosi multipla ricevono gratuitamente, ogni mese, il Bedrocan. Il farmaco contiene un 19% di THC e un 1% di CBD, è importato dall’Olanda e si ottiene da infiorescenze di tre specie diverse della pianta femminile della Cannabis. Un mese di terapia costerebbe ai pazienti circa 600 euro. I principi attivi contenuti nella canapa migliorano la qualità di vita dei malati di sclerosi multipla, aiutano a rilassare la muscolatura e ne prevengono gli spasmi, alleviano, inoltre, il dolore neuropatico. In generale i cannabinoidi sono efficaci per alleviare il dolore cronico nei pazienti affetti da AIDS, per limitare nausea e vomito provocati dalla chemioterapia, attenuano gli effetti dell’epilessia, sono utilizzati anche nei pazienti affetti da glaucoma, morbo di Parkinson e nella riabilitazione di traumi spinali.
Il progetto dell’ospedale di Casarano è guidato da due donne: la direttrice del nosocomio, Gabriella Cretì e la dirigente del Servizio Farmacia, Agnese Antonaci. La dottoressa Cretì, ai microfoni della stampa, ha spiegato che “la somministrazione si comincia con piccolissime dosi e si va ad individuare quella che elimina il problema, il dolore, la spasticità.” “Non credo si possano realizzare gli effetti legati all’abuso del farmaco – precisa la direttrice del Ferrari - questo è un uso millesimato del farmaco.” La dottoressa Cretì ha spiegato che ci sono due modalità di somministrazione: sotto forma di infuso o attraverso nebulizzatore.
Dal punto di vista legislativo la terapia è regolamentata da un decreto del 2001, firmato da Livia Turco, ex ministro della salute, che ha inserito i cannabinoidi tra i farmaci e da una delibera del 2010 della giunta regionale, firmata del presidente della regione Nichi Vendola, che ne pone l’erogazione a carico del servizio sanitario regionale. La sperimentazione che avviene nel sud del Salento ha evidenziato, purtroppo, tutti i limiti dell’attuale iter burocratico, regolato dall'art. 2 del DM 11/02/’97 (Importazione di specialità medicinali registrate all'estero). Si parte dalla prescrizione medica, completa di richiesta d’importazione e consenso informato del paziente, che va consegnata alla farmacia ospedaliera o dell’Asl territoriale di competenza. Quest’ultima invierà la richiesta al ministero della salute che dovrà rilasciare uno speciale nulla osta. A questo punto l’economato farà l’ordine all’azienda farmaceutica straniera che, a sua volta, prima di inviare i farmaci dovrà ottenere l'autorizzazione del proprio ispettorato alla sanità. Tutti i documenti cartacei vanno prodotti in originale, niente fax o e-mail. La possibilità di falsificare richieste e autorizzazioni è scongiurata, mentre la macchinosità della procedura raggiunge livelli da Guinnes dei primati.
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